Racconti di viaggio – a cura di Virginia Rossi –

“Non è mai particolarmente semplice descrivere ciò che un viaggio ci lascia dentro una volta rientrati a casa. Ci sono state emozioni, gioie, risate, sorprese, meraviglie e, forse, qualche piccolo rimpianto o qualche problema, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo purtroppo e per fortuna. In fondo, a volte, sono proprio questi ultimi a farci scoprire qualcosa di nuovo e di spettacolare, ed è anche possibile che ci lascino addirittura un modo diverso di percepire il mondo stesso.

Anche descrivere a pieno ciò che rappresenta un viaggio di gruppo e ciò che lascia dentro una volta ritornati nella routine quotidiana è abbastanza complesso. Quasi tutti abbiamo vissuto almeno una volta un viaggio di gruppo, basti pensare, per esempio, alle gite scolastiche dove, per qualche giorno, respiri un’aria diversa e ti liberi dalla consueta giornata quotidiana per vivere qualcosa di nuovo e di diverso. Un viaggio organizzato, per certi punti di vista, è piuttosto simile alla gita scolastica; c’è sempre una figura di riferimento che si occupa di te e questo tende ad essere anche piuttosto rassicurante. Sai che c’è il tuo professore o il tuo tour manager pronti ad aiutarti per qualsiasi necessità. Quello però che certamente distingue in modo particolare la gita dal viaggio organizzato è evidentemente la compagnia. I compagni di classe sono per definizione persone con le quali passi molto tempo della tua vita. Le vedi a scuola ogni mattina e la stessa cosa vale per i professori. Nei viaggi di gruppo organizzati, invece, non conosci nessuno. Conosci solo la persona che viene con te, infatti, non è raro iscriversi accompagnati da, per esempio, un amico, un fidanzato o un genitore; ma tutti gli altri? Chi sono? Cosa fanno nella loro vita? Cosa trovano interessante e quali sono i loro interessi? Non ci sono risposte all’inizio del viaggio. Solo domande.

Non c’è nulla da pensare, il viaggio è pronto, la quota è versata, la valigia è pronta. Tutto ciò che rimane è chiudere gli occhi, respirare a fondo e goderti ogni attimo di quei momenti. È evidente, però, che questo comporta anche qualche svantaggio. È chiaro che non sei da sola, non puoi fare tutto ciò che ti passa per la mente e ti devi necessariamente adeguare alle necessità del gruppo.

Ti ritrovi in aeroporto ad attendere, con la valigia in mano, lo zaino in spalla e gli occhi gonfi di sonno; di certo, ti sei svegliata presto per paura che la sveglia proprio quel giorno avesse deciso di smettere di funzionare. Sei silenziosa e ti guardi intorno con circospezione, cercando di indovinare quali degli altri passeggeri saranno i tuoi compagni di avventure. Forse la signora dall’accecante cappotto arancione? La ragazza dallo zaino con i brillantini? Il signore dall’aria distinta che guarda distrattamente il telefono? O forse la signora dall’aria irritata e con la berretta bianca che parla ininterrottamente col marito?

Non hai nessuna idea. Non conosci bene neanche il tuo Tour Manager, che ad un tratto ti si avvicina allungandoti il biglietto aereo sorridendo e consigliandoti di cominciare i controlli. Sorridi di rimando e finisci tutte le tue procedure per l’imbarco per poi salire tranquillamente sull’aereo. Ancora nessuna idea precisa di chi sarebbe venuto con te. Hai visto distrattamente alcune persone alle quali il tuo sorridente tour manager aveva elargito i biglietti ma, al momento di salire sull’aereo, riconosci solo il tuo accompagnatore che ti siede al fianco sperando in un volo tranquillo. Tutto a posto, l’aereo è una giostra rilassante per te. Ti metti le cuffie e chiudi gli occhi.

Il momento della discesa è sempre rocambolesco. Prendi tutto velocemente e scendi stiracchiandoti e sperando di non aver dimenticato nulla. Ti avvii verso l’uscita e segui le indicazioni per arrivare sul bus che ti porterà in giro per l’intera settimana. Anche lì, con la coda dell’occhio intravedi delle persone che vanno nella tua stessa direzione e salgono proprio su quel bus e ti fai una vaga idea dei loro volti. Per i posti, nessun problema c’è sempre il fido compagno di viaggio che si siede vicino a te, magari lamentando la paura della turbolenza sul volo. Anche gli altri parlottano tra loro, non c’è nessuno che ancora si azzarda a sedersi accanto ad uno sconosciuto o al signore che hanno visto una volta nella loro vita e del quale non ricordano neppure vagamente il nome. Dopo le prime dritte di viaggio ti rilassi e cominci a vedere i primi paesaggi e a sentire quell’adrenalina che solo il primo giorno di viaggio ti può dare, sai che finalmente sei lontano dai tuoi problemi e ancora manca un bel po’ prima di ritrovarli ad aspettarti a casa.

Ed ecco il primo momento di vera sfida: il primo pranzo. Dove sederti? Non conosci nessuno e non sei la prima ad arrivare. Alla fine ti siedi accanto a due signore sedute nel tavolo da quattro. Perfetto, cominciano le prime storie. All’inizio, forse provi un certo imbarazzo poi però vedi che la signora dai corti capelli biondi non si fa nessun problema a raccontarti tutta la sua vita e che la signora castana, seduta di fronte a lei, ride e aggiunge commenti e osservazioni divertenti. Alla fine ti unisci a loro, impari i primi nomi e i primi volti nella tua mente ridendo alle battute, scoprendo i loro lavori e magari qualche curiosità in proposito. Sapevi, per esempio, che c’è qualcuno che in una camera d’albergo non vuole dormire in una stanza con i fiori rossi ma solo con i blu? Oppure che c’è qualcuno che chiede di contare i passi che separano l’albergo dalla struttura di interesse? C’è persino qualcuno che richiede il letto inclinato verso est e non verso ovest. No, non sapevi nulla di tutto ciò ma hai riso fino alle lacrime quando la signora bionda, che lavora proprio in un albergo, raccontava queste storie a pranzo con tono divertito e sardonico. Il ghiaccio è rotto, più veloce dello strappare un cerotto. Ora conosci già almeno due persone. Anche nella consueta e immancabile fila per il bagno trovi qualcuno con cui scambiare qualche timida parola di presentazione. Ancora non hai tutti i visi inquadrati ma hai già almeno una vaga idea. Iniziano le prima visite guidate e il signore dall’aria simpatica che accompagna la moglie ti si avvicina timidamente per chiederti come si accende il flash nel telefono per migliorare la qualità delle foto, sorridi, per fortuna, puoi aiutarlo e sai come risolvere il problema e glielo spieghi tranquillamente mentre lui ti lancia un battute miste a ringraziamenti. Il giorno dopo lo stesso signore, interrogato per un problema sempre legato al telefono, dalla signora seduta dietro di lui nel bus, la indirizza a te e tu, contenta di saper risolvere anche questo, ti ritrovi già con un altro nome e un altro visto in mente arrossisci per tutti i ringraziamenti.

Già al terzo giorno hai inquadrato più della metà dei visi dei tuoi compagni, hai imparato qualche nome, hai un posto fisso a tavola a colazione, pranzo e cena, con le signore del primo giorno (che arrivano sempre prima e prendono i tavoli più vicini al panorama). Già dal giorno prima al piccolo gruppetto è stato soprannominato il “quartetto Cetra” vista l’immediata e spontanea coesione. Hai pure conosciuto meglio il tour manager, sempre con il solito sorriso divertito e con la battuta pronta che gira fra i tavoli a chiacchierare un po’ con tutti e a raccontare qualche avventura dei viaggi precedenti. Nel pomeriggio scambi qualche risatina sommessa con la coppia dei due giovani ragazzi mentre accennate la colonna sonora di Indiana Jones vista l’incredibile somiglianza di questo personaggio con la guida turistica della giornata. Scopri che non sono scostanti come pensavi e che in realtà sono gentili e simpatici, sembravano distanti solo perché la ragazza soffriva per un gran mal di denti. L’hotel è cambiato, il tavolo è più grande e accanto a te si siedono non solo le due donne del primo giorno e la coppia conosciuta del pomeriggio ma anche un’altra simpatica coppia delle Marche, quella che ha fatto più strada e che certamente del gruppo non conosceva nessuno.

Il quarto e il quinto giorno ti ritrovi sempre a passeggiare con loro, scambi qualche chiacchiera e qualche risata mentre fotografi tutto quello che vedi e cammini tra mari e borghi. Ecco che il tavolo della cena del terzo, e ultimo, hotel si è formato. E sarà quello fino alla fine, come se quei posti fossero assegnati proprio a voi sei. Ma dopo la cena del quinto giorno ti rendi conto che i signori degli altri tavoli con cui hai accennato qualche parola ogni tanto, stanno giocando a carte nella hall dell’albergo e allora, chi si lascerebbe sfuggire l’occasione di passare un’oretta a giocare a briscola? Ed ecco che finalmente inizi una vera conversazione con l’incredibile signora che si sposta con una stampella a causa di un incidente di parecchi anni prima che però non si ferma davanti a niente e a nessuno e coglie l’occasione ogni volta che le capita per fare un bel viaggio. Ti racconta del suo meraviglioso viaggio in Egitto, che ha fatto addirittura da sola e che le era particolarmente caro. Conosci la cordiale signora mora dal dolce sorriso che è accompagnata dalla madre, una donna a dir poco straordinaria che non hai sentito lamentarsi neanche una singola volta durante le lunghe passeggiate, nonostante l’età che supera di poco gli ottant’anni. E, prima di andare a dormire, lanci qualche sguardo al tavolo di fianco dove altri signori giocano allo scopone. Lanci qualche battuta e senti i loro ragionamenti mentre cercano di concentrarsi per portare a casa almeno qualche punto di mazzo.

Il sesto giorno ormai conosci tutti i nomi, ti ricordi tutti i volti e hai parlato almeno una volta con tutti. E la sera ti ritrovi la solita tavolata e il solito giro di carte al quale si aggiunge qualcuno. E, mentre cerchi di ricordanti come si gioca a scala quaranta, ridacchi mentre, per scherzo, si scommette una bella vacanza a Petra.

Il settimo giorno è più dispersivo, il gruppo si divide per l’escursione. C’è chi sceglie la via, certamente più comoda e veloce, del noleggio della macchina e c’è chi, invece, opta per la più faticosa via a piedi. Infine c’è chi, come il quartetto Cetra, sceglie la via di mezzo: la bicicletta elettrica. Faticoso sì, ma certamente fattibile e più veloce. Ogni tanto ci si ritrova con vari pezzetti del gruppo, alcuni ti raccontano del pranzo al ristorante con le cozze mentre altri guardano quasi con invidia le biciclette, pentendosi di non aver scelto di prenderle per girare più comodamente con quelle.

L’ottavo giorno ti siedi addirittura in un posto diverso sul pullman, accanto ad una simpatica signora dai lisci capelli castani che ti ha chiesto di scambiare qualche foto con lei. Ti racconta con affetto della sua famiglia, dei suoi nipoti e dei suoi viaggi mentre discutete di quale foto del panorama del giorno sia venuta meglio. Quando scendi dal pullman ti metti a guardare i video e le foto fatti la sera precedente mentre aspetti la guida, ascoltando i commenti sarcastici e divertiti dei tuoi compagni. Ormai li conosci tutti, certo ancora con alcuni di loro non hai scambiato più di qualche parola e rimangono in un certo senso degli estranei ma quando parli con gli altri, quelli con i quali hai diviso i posti a tavola nelle ultime giornate, ti sembra di conoscerli da parecchio ormai. Ti sembra lontanissimo il timido momento delle presentazioni dei pochi giorni precedenti, sembrano vecchi amici che era molto tempo che non vedevi. Mentre scatti le ultime foto e ti avvii verso il pullman ti rendi conto, però, che non ci sarebbe stato un rientro in hotel e una partita a carte, ma che invece era ora di avviarsi verso l’aeroporto. Ti senti un po’ scombussolata, davvero era già ora di tornare a casa? Ma davvero queste persone non le conoscevi per niente prima di partire? Perché eri così in imbarazzo all’inizio? Ti rendi conto che c’erano ancora tante cose che volevi chiedere, tanti paesaggi che volevi ammirare insieme a loro e tante storie che volevi ascoltare.

 Mentre scendi dall’aereo e prendi l’ultimo autobus che ti porterà alla destinazione finale dove ti aspettano per venirti a prendere ti rendi conto che c’è più silenzio. Non parla quasi nessuno. Certo, la stanchezza si è fatta certamente sentire ma c’è qualcos’altro: la consapevolezza che questa avventura sta davvero per giungere al termine.

Ti senti strana, una parte di te ancora non crede che davvero l’indomani non avresti più rivisto Luca, il nostro Tour Manager, sempre sorridente, dinamico, pronto a farti riviere una nuova entusiasmante giornata; che non avresti rivisto tutti gli altri a colazione, pronti con lo zaino in spalla per una nuova camminata. Quando rientri a casa le orecchie fischiano nel silenzio, ti sembra quasi di sentire vagamente riecheggiare le loro voci attraverso i muri. Nel letto ancora non ti addormenti pensando a cosa avresti visto domani, ai racconti che avresti ascoltato e alle avventure che avresti vissuto.

Be’ di certo è piuttosto triste alzarsi e rendersi conto di essere davvero a casa e che la solita routine quotidiana ti piomberà addosso non appena di alzerai dal tuo comodo e caldo letto. Be’, però, non c’è nulla da fare; il viaggio è finito, la valigia è sfatta e la lavatrice piena zeppa di panni pronti per essere lavati. Tutto ciò che rimane è chiudere gli occhi, respirare a fondo e alzarti dal letto. In fondo, la fine di un viaggio è anche l’inizio di una nuova avventura.

Da quando sei tornata mi hai raccontato tutto con così tanto entusiasmo ed euforia, ed inserendo così tanti dettagli che quasi quasi mi è sembrato di essere stata lì con voi. Devo ammettere di aver provato non poca invidia sentendo tutte queste avventure. Anche nei giorni successivi, mentre continuavi a sistemare i souvenir che hai comprato, continuavi a scrivere qualche messaggio con il gruppo; magari per farvi gli auguri di buona Pasqua.

Sorridendo, hai consigliato un po’ a tutti di provare un viaggio come questo. Certo, ammetti che non è facile superare le titubanze, le perplessità e le incertezze iniziali, che possono sembrare un grosso e spesso muro molto difficile da oltrepassare o un peso sullo stomaco il giorno prima di partire. Però ne vale la pena. Lo affermi con voce sicura e ferma.

Alla fine fare amicizia con un gruppetto di estranei è stato così facile e spontaneo da sembrarti quasi banale; qui è stato di vitale importanza “la mano” o meglio la mente e la capacità di chi ha saputo creare e plasmare in pochi giorni tutto ciò, Luca Dominici di Domino Experience. Tutti i dubbi della partenza sono scoppiati facilmente, come bolle di sapone. È bastato un semplice pranzo per conoscere qualcuno. È bastata una semplice passeggiata per allargare le conoscenze. È bastato un solo viaggio per vivere qualcosa di incredibile accanto a persone formidabili.

No, non mi farò sfuggire un’occasione come questa. Sta’ certa che la prossima volta verrò anch’io, senza alcun dubbio”, e lo faremo ancora con Domino Experience.  

Aprile 2022. Pubblichiamo questo emozionante racconto di viaggio ricevuto dalla nostra amica Virginia che ha vissuto insieme a noi di Domino Experience il viaggio in Sicilia, “Sicilia in fiore”,  conclusosi da pochi giorni.

Grazie Virginia, sei una ragazza splendida e sicuramente rivivremo altri momenti insieme.

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